Dal seme alla tavola è una sintesi che affonda le sue radici nella biodiversità. Le sementi sono un elemento essenziale della biodiversità: nella loro varietà risiede il potenziale di evoluzione e la capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali, geografiche e climatiche, peraltro in constante cambiamento.
Recuperare e mantenere i semi antichi, operare per rafforzare e migliorare il loro codice genetico è il primo passo per garantire sopravvivenza e diffusione di varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica.
Così come supportare i custodi per eccellenza dei semi, cioè gli agricoltori, veicolando la diffusione dei semi senza vincoli di proprietà è il modo più consono a proteggerli e salvaguardarli.
La partecipazione alla Fondazione Seminare il Futuro è un passo aziendale importante affinché la biodiversità, intesa nella sua accezione più ampia, abbracciando anche la trasmissione della conoscenza e delle competenze necessarie nell’affrontare questi temi, possa avere una prospettiva autentica e sempre più condivisa.
“Liberare“ e mantenere liberi i semi significa che possano essere sempre riproducibili, fuori dalle gabbie di monopoli e oligopoli che caratterizzano questo mercato. Le sementi sono un “bene comune” che deve rimanere costantemente accessibile, a partire dai territori e dai produttori locali e ricordando che sono proprio le più piccole entità che rendono la biodiversità più ricca e varia.
Le relazioni ecologiche tra le diverse specie (faunistiche, vegetali, batteriche fungine) e una conseguente adeguata presenza di organismi viventi nell’ambiente rendono le aziende agricole un habitat molto più ricco. Così come il loro suolo. Così come i loro prodotti.