Un viaggio in Perù per consolidare progetti già in corso e idearne altri, ancora in fase di sviluppo: il settore agricolo di EcorNaturaSì è volato dall’altra parte del mondo per incontrare i partner con cui l’azienda ha costruito negli anni rapporti fondati su una profonda condivisione di valori. Piccoli agricoltori famigliari che hanno verso la terra e le piante un rispetto sacrale e un profondo attaccamento, sia di vita che spirituale, la cui missione è cercare di coltivare il più possibile in maniera armonica con le esigenze della terra e della pianta. Per fare questo hanno scelto di adottare l’agricoltura biodinamica, praticandola in consociazione con l’agricoltura di foresta, dunque sull’integrazione di essenze autoctone e forestali, sia arbustive che arboree. Il Perù, del resto, è un Paese che deve ben l’80% del suo PIL nazionale proprio all’agricoltura: non stupisce dunque che gran parte dei suoi abitanti sperimentino un rapporto così profondo, così spirituale con la Terra. E che guardino con preoccupazione agli effetti del cambiamento climatico, in particolare all’incidenza del Niño. Questo fenomeno atmosferico di solito dura qualche mese, ma ora - stando alla stima dei meteorologi - potrebbe durare fino a un anno e mezzo, influenzando negativamente il ritmo delle coltivazioni. L’evaporazione dovuta al surriscaldamento del Pacifico Orientale determina, infatti, masse di nubi che, scontrandosi con le Ande, creano una sorta di “cappa” che filtra la luce e l’energia del sole, necessarie per la fotosintesi. Viene così rallentato il flusso fisiologico della pianta, con cali della produzione, ma anche della qualità del prodotto. Questo fenomeno, unito all’innalzamento delle temperature, provoca un sovvertimento del calendario di raccolta… e un certo disorientamento in una popolazione che vive per la maggior parte di agricoltura e ha una particolare sensibilità agricola.
Banane, cacao, caffè, zenzero, curcuma sono le coltivazioni cui questa terra è naturalmente vocata. Tuttavia, la vocazione del territorio, la profonda integrazione tra coltivazioni e natura, in questo caso la foresta, la presenza di un ambiente incontaminato, sono elementi importanti, ma che da soli non bastano a garantire, oltre alla qualità dei prodotti, anche la salvaguardia di fertilità e vitalità del terreno. Ed è qui che entrano in gioco il biologico e il biodinamico, che permettono di coltivare in piena armonia tra uomo e natura. È ciò che avviene, per esempio, nei bananeti di ApBosmam, cooperativa di piccoli produttori che lavorano nelle piantagioni di banani della regione di Piura, nel nord del Perù, nella valle del fiume Chira, che con le sue acque bagna un’area desertica situata a soli 3 gradi dall’equatore. Qui Franco De Panfilis - attraverso Organic Sur, azienda da sempre dedita all’esportazione di prodotti dal Sud America - ha saputo costruire negli anni una rete, che ha permesso ai piccoli agricoltori di coltivare con il metodo biologico e biodinamico in un ambiente realmente incontaminato. Tramite la cooperativa NASAM mette, infatti, a disposizione dei piccoli coltivatori mezzi tecnici, ma anche esperti agronomi con l’obiettivo di mantenere la pianta in salute e preservare la fertilità del terreno. Il banano è, infatti, una pianta molto esigente dal punto di vista dei nutrienti e, senza l’apporto esterno di elementi nutritivi, i terreni si impoveriscono e la pianta ne risente, con conseguenze sulla qualità stessa del frutto: per avere banane forti occorre, infatti, che il terreno sia nutrito adeguatamente e la biodinamica interviene proprio su questo aspetto. Oltre all’impegno dal punto di vista agricolo, la cooperazione con Organic Sur si traduce anche in un impegno di carattere sociale: con una parte dei ricavi ottenuti dalla compravendita delle banane, EcorNaturaSì contribuisce infatti all’istruzione dei figli dei produttori della cooperativa, finanziando la costruzione di una scuola ma anche l’acquisto di lavagne, sedie e quaderni, con la consapevolezza del ruolo fondamentale che l’istruzione riveste nello sviluppo di una comunità.
Sempre nella regione di Piura, spostandosi verso il confine con l’Ecuador, nel distretto di Lallaquiz - risalendo le Ande attraverso carreteras sterrate fino ai 1800 metri - si raggiungono le coltivazioni arbustive della Cooperativa Amas Cafè: una cinquantina di donne che, con le loro famiglie, coltivano il caffè nell’habitat naturale di questa pianta, la quale necessita di un particolare ombreggiamento garantito dalle essenze arboree naturalmente presenti sul territorio. La filiera è completa: una volta raccolte le bacche, attraverso una piccola tramoggia artigianale, il chicco viene estratto dalla cariosside, steso e fatto essiccare naturalmente all’interno di una piccola serra. Una volta tostato, viene quindi macinato in polvere ed è pronto per essere degustato tramite infusione. Sempre a proposito di caffè, tra le realtà meta del viaggio del settore agricolo di EcorNaturaSì, si trovano anche le coltivazioni della regione di Junin, nella zona di Pangoa. Qui, in un territorio sottratto al controllo dei narcos che utilizzavano il vicino aeroporto per importare armi ed esportare cocaina, la tribù dei Mahjini, nomade fino al 1995, si è vista affidare dallo Stato qualche centinaia di migliaia di ettari di bosco in cui, oltre alla silvicoltura e alla caccia ancora con arco e frecce, viene praticata la coltivazione del caffè direttamente nel folto del bosco, all’ombra delle piante ad alto fusto naturalmente presenti. Ed è proprio dalla profonda integrazione tra uomo e natura che arriva un’opportunità di emancipazione per questa popolazione che ancora vive di baratto, con un limitato accesso al denaro e anche alle possibilità di affrancamento.
Per raggiungere le coltivazioni di zenzero e curcuma, si devono risalire le Ande, scollinando la cresta di confine attraverso il passo del Ticlio, che supera i 4000 metri di altitudine, e ridiscendendo poi verso la Selva Central Amazzonica, per raggiungere la città di Satipo.
Proseguendo a sud della citta, immergendosi nella foresta si raggiungono le coltivazioni di cacao dell’azienda agricola Cheny. A differenza di quanto accade nell’agricoltura intensiva delle grandi multinazionali, ci si imbatte qui in un autentico giardino in cui le diverse varietà di cacao - come il Trinitario e il Forastero - vengono coltivate coniugando professionalità e modernità (per esempio, utilizzando un sistema di irrigazione goccia a goccia) con un’eccezionale sensibilità agricola. Gli agricoltori, infatti, guardano con apprensione alle conseguenze del cambiamento climatico che determina, per esempio, una maturazione della fava di cacao anticipata rispetto al naturale ritmo stagionale. La Cooperativa Cheny segue ogni fase del processo produttivo: una volta raccolte, la fave vengono aperte e viene estratto il seme, poi fatto essiccare e infine trasformato in pasta, burro e polvere di cacao. La Cooperativa si occupa, inoltre, di realizzare tavolette di cioccolato destinate però al solo mercato locale: tra i progetti futuri con EcorNaturaSì, oltre all’esportazione della fava, vi è anche l’esportazione di queste tavolette artigianali 100% made in Perù.
Per quanto riguarda curcuma e zenzero, oggi sono le principali coltivazioni, ma non è stato sempre così: sono state, infatti, introdotte poco meno di 10 anni fa, scoprendo una straordinaria vocazione dei terreni per questo tipo di prodotti, i quali rappresentano per questo territorio l’opportunità di “smarcarsi” dalla produzione della coca, per lungo tempo la principale fonte di sostentamento in quest’area. Attraverso la cooperativa La Campina, Franco De Panfilis ha riunito decine e decine di piccoli agricoltori indipendenti, che possono anche in questo caso contare sul contributo di agronomi esperti che li supportano nelle coltivazioni, sia per quanto riguarda la rotazione delle colture – fondamentale per contrastare l’impoverimento dei terreni – che per l’applicazione della biodinamica. A proposito di biodinamica, una delle sedi della Cooperativa comprende anche la casita biodinamica, dove si sviluppano i preparati biodinamici utilizzando le essenze coltivate nell’orto aziendale, oltre alle deiezioni raccolte dall’allevamento bovino ma anche avicolo: qui infatti polli e galline sono liberi di razzolare nel bosco e se vengono predisposti dei recinti è solo per la raccolta della pollina, poi utilizzata per fare, appunto, il cumulo. E i gusci delle uova, una volta sminuzzati, servono a garantire anche l’apporto di calcio, realizzando così un ciclo chiuso completo per incrementare la fertilità del terreno. Zenzero e curcuma crescono in zone impervie, su terreni scoscesi con una pendenza di 25/30 gradi, e vengono coltivati esclusivamente a mano, utilizzando una zappa per creare delle dune in cui metterli a dimora. Gli altri strumenti impiegati sono esclusivamente il machete e una slitta, utilizzata per far scivolare le casse di zenzero e curcuma fino a terra. Situata nel folto del bosco, l’azienda agricola è costruita per garantire una presenza antropica il più possibile rispettosa dell’ambiente, anche in questo caso con la piena consapevolezza degli effetti prodotti dal cambiamento climatico, che ci porta a prevedere una scarsa sensibilità di curcuma e zenzero per i primi mesi del 2024, fino al prossimo raccolto per il quale si dovrà, però, attendere l’arrivo dell’estate.
Prodotti di eccezionale qualità, coltivati con professionalità, nel pieno rispetto dell’ambiente circostante, in profonda armonia tra uomo e natura: il viaggio in Perù ci racconta di un’agricoltura biologica e biodinamica accolta nella sua casa naturale, il bosco. E di una relazione che è molto più di una semplice partnership commerciale, ma un’autentica condivisione di intenti per garantire, oltre alla qualità dei prodotti, anche la qualità della relazione con gli agricoltori: una filiera, dunque, ma nel senso più nobile del termine.