Giornata mondiale dell’alimentazione

Arrivano i semi bio, ma occorre costruire filiere sane

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Torna Seminare il Futuro, l’iniziativa che apre le porte delle aziende agricole alla semina e pone l’accento sul tema dei semi

Per il grano, macinato e trasformato in pasta, ci vuole un seme. Lo stesso per la verdura e per la frutta. I semi sono alla base della nostra alimentazione e rappresentano un patrimonio imprescindibile. Eppure questo tesoro di biodiversità si sta drasticamente impoverendo: nell’ultimo secolo il 75% di specie coltivate è scomparso, causando una forte riduzione della varietà di prodotti agricoli raccolti. A ricordarlo è anche la FAO (Food and Agricolture Organization), che punta il dito contro lo sfruttamento eccessivo dei terreni e l'uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura convenzionale. Un danno per la natura, ma anche per la salute dell’uomo.

La risposta è complessa e coinvolge scelte agricole e alimentari che devono essere totalmente riviste. Ma per quanto riguarda le sementi, nel campo del biologico, ci sono iniziative destinate a promuovere un’agricoltura che rispetta il suolo e favorisce la biodiversità. A rendersene conto sono sempre più istituzioni nazionali e internazionali. L’Italia stessa ha fatto un importante passo avanti a favore dell’agricoltura biologica. Recentemente  è stato infatti approvato il Piano Nazionale sulle sementi bio, con l’obiettivo di aumentare la disponibilità dei semi per le aziende del settore e di migliorarne le rese quantitative e qualitative con una più ampia offerta di semi adatti all'agricoltura biologica e biodinamica.

“Sicuramente un passo importante, ma che non deve trascurare un altro aspetto fondamentale, quello del supporto alle filiere produttive del seme bio”, commenta Federica Bigongiali, direttrice di Seminare il Futuro, fondazione che da anni fa ricerca e sviluppa semi adatti ad un’agricoltura biologica. “Dobbiamo creare delle filiere del seme interamente biologiche, in modo da evitare il più possibile le contaminazioni con i semi convenzionali, soprattutto oggi che, anche in Italia, è possibile sperimentare le piante definite New Genomic Techniques (NGT)”. L’Europa ha infatti approvato il regolamento che introduce la possibilità di coltivazioni derivanti dagli NGT, in Italia definite con l’acronimo TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita, un’evoluzione delle tecniche OGM. “Servono regole chiare e condivise sulle distanze da seguire, registri dei siti di prova, monitoraggi sul campo per garantire la tracciabilità, ridurre il rischio contaminazione e tutelare così i nostri agricoltori”.

Un settore quello dell’agricoltura biologica che ha bisogno di norme chiare per mantenere la propria autenticità. Ma non basta la legge, per cambiare la visione del mondo serve anche la consapevolezza di tutti. A partire dai bambini. È per questo che Seminare il Futuro, fondazione sostenuta da NaturaSì assieme alla Cooperativa Gino Girolomoni, oltre alla ricerca, alla selezione e al sostegno delle filiere, si impegna per diffondere conoscenza sul tema dei semi. E lo fa ogni anno in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione, con una serie di eventi nelle aziende agricole del circuito di NaturaSì, in tutta Italia. Un’occasione di incontro e confronto che mette al centro il tema della provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura, a partire dall’importanza che i semi rivestono per l’ecosistema, ma anche per l’uomo e la sua sopravvivenza. Sono una decina le aziende agricole del circuito che hanno fatto vivere l’esperienza della semina. Dalla Lombardia alla Campania, campi completamente bio aperti per conoscere più da vicino l’agricoltura che si prende cura del suolo e lo coltiva senza l’uso di sostanze chimiche.

L’iniziativa, nata in Svizzera nel 2006, è arrivata in Italia nel 2011 grazie al coinvolgimento delle aziende agricole di NaturaSì. “Per NaturaSì lo scopo di questa giornata è dare evidenza a ciò che significa prendersi cura della Terra. Ma non solo, è importante far comprendere che da un gesto così semplice dipende la qualità di quello che mangiamo.” spiega Fausto Jori, amministratore delegato NaturaSì. “E poi c’è un aspetto che va ricordato, entro il 2030 il 25% della superficie agricola europea dovrà essere destinata al metodo biologico; quindi, avremo bisogno sempre di più di semi adatti a questo metodo di agricoltura. La nostra attività parte dalla ricerca per creare le condizioni migliori per il cibo del futuro. Un cibo la cui produzione non deve appesantire il Pianeta. Siamo convinti che questa sia la strada da percorrere e gli oltre 30 anni di attività ci hanno dimostrato che si può fare”.

È quello che è successo ad esempio nell’Azienda agricola il Cerreto, tra le colline pisane, in Toscana, dove più di duecento persone hanno preso parte a uno degli eventi più semplici e antichi: quello della semina. Un gesto che, ancor più in un momento storico come questo, rappresenta una forte presa di consapevolezza, per contribuire alla salvaguardia del territorio. Oltre a momenti di svago tra gelati artigianali e pony da accarezzare per i più piccoli, la giornata prevedeva anche il confronto tra Carlo Boni Brivio, titolare dell'azienda agricola, Paolo Barberi, prof. di agroecologia della Scuola Sant'Anna di Pisa, Federica Bigongiali, direttore della Fondazione Seminare il Futuro sul tema cruciale del cambiamento climatico e le sue implicazioni sull'attività agricola umana.

Tra le aziende che hanno partecipato a Seminare il futuro ci sono La Bagaggera (Lombardia), Azienda Agricola Carpaneta (Lombardia), Cooperativa Agricola Gino Girolomoni (Marche), Azienda Agricola Il Cerreto (Toscana), Cooperativa Agricoltura Nuova (Lazio), Azienda Agricola Boccea (Lazio), Azienda Agricola Fattoria Di Vaira (Molise), Società Agricola La Decima (Veneto), Azienda Agricola La Colombaia (Campania).

La Fondazione Seminare il Futuro nasce per promuovere in Italia il biobreeding, cioè la selezione di varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica tramite tecniche di incrocio tradizionali. L’obiettivo è far fronte a una situazione di impoverimento della biodiversità agricola che comincia a preoccupare le istituzioni internazionali, soprattutto in relazione alla necessità di coltivare specie resistenti alla crisi climatica. NaturaSì è tra i fondatori di Seminare il Futuro perché, da sempre, considera i semi come un bene comune. Ne deriva che la gestione dei diritti delle varietà deve essere vista all’interno di organi senza scopo di lucro per evitare la privatizzazione dei profitti.

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