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Il cibo si fa arte, condivisione e conoscenza

NaturaSi-ArtePollino

Condivisione, qualità del nutrimento, valorizzazione del territorio: sono gli ingredienti di 70x7 The Meal, performance di arte contemporanea portata in Italia da ArtePollino, che ruota attorno al cibo e alla salvaguardia della biodiversità.

Il cibo va ben oltre il semplice atto del mangiare: è nutrimento, opportunità di aggregazione, occasione di riflessione su alcuni dei temi che più caratterizzano la nostra contemporaneità. Ruota attorno a questi presupposti 70x7 The Meal, performance di arte contemporanea ideata dallo Studio Orta: una cena collettiva che si fa arte, nella quale lo scambio tra i commensali passa attraverso la convivialità del pasto. A portare nel nostro Paese questa iniziativa è l’associazione ArtePollino, come ci ha raccontato il suo fondatore Gaetano Lofrano.

Iniziamo proprio da qui, che cos’è ArtePollino?

ArtePollino è un’associazione che si pone l’obiettivo di creare nuovi modelli legati alla sostenibilità e alla fruibilità del territorio, valorizzandone le risorse a partire da un presupposto fondamentale: l’arte come strumento di dialogo e relazione con la natura. La nostra attività ben si riassume nelle parole di Michelangelo Pistoletto quando afferma: “io con l’arte provo a trovare delle vie per migliorare il nostro mondo, il nostro Pianeta. Non è la natura che ha bisogno di creare una sintonia con me, sono io che devo creare una sintonia con la natura”. Sono io che devo trovare delle strade e l’arte sicuramente ce lo insegna. Anche l’arte contemporanea – all’apparenza così diversa, così distante – già da diverso tempo sta portando avanti un certo tipo di messaggi, sia in materia di sostenibilità che di cibo. Uno su tutti, Andy Warhol, che con i suoi barattoli di zuppa di pomodoro ha acceso i fari sul binomio società e consumismo. Ma ce ne sono molti altri, così come ci sono tante esperienze e modalità di racconto, di invito a modificare i propri comportamenti, che arrivano proprio dagli artisti contemporanei. Tornando a Michelangelo Pistoletto, di recente abbiamo realizzato il simbolo del suo Terzo Paradiso: si tratta di tre cerchi intrecciati che indicano uno la natura, l’altro l’artificio, il terzo quel punto d’incontro che dobbiamo trovare tra la natura e l’artificio per aprire una nuova strada, un nuovo modo di vivere per noi stessi e per il nostro Pianeta. Quando abbiamo intrapreso le attività di ArtePollino abbiamo iniziato proprio con questa ispirazione, con questa curiosità, con lo spirito di avvicinarci a nuovi linguaggi, sempre nel pieno rispetto del territorio.

Tutto questo all’interno di un parco…

Sì, ci troviamo a Latronico, tra Basilicata e Calabria, all’interno del Parco del Pollino, Parco terrestre più grande d’Italia, caratterizzato da una biodiversità straordinaria a livello ambientale ma anche culturale: qui abita per esempio una delle comunità albanesi più antiche d’Italia. I parchi sono luoghi vivi, in grado di scuotere le coscienze: chi li abita deve interrogarsi su temi e crisi attuali legate, per esempio, al cambiamento climatico che a sua volta ci riporta ad altri argomenti, come le migrazioni, le guerre, l’utilizzo delle risorse… Proprio ai cambiamenti climatici abbiamo dedicato ArtePollino 2022, chiedendo a un gruppo di artisti di riflettere sull’argomento e di porci (e porsi) delle domande. L’arte si interroga e ci interroga sulle questioni ambientali. Quale luogo migliore per farlo, se non un parco nazionale deputato alla conservazione della biodiversità e del territorio?

E proprio nel Pollino avete portato anche la performance internazionale 70x7 The Meal: di cosa si tratta?

Il nostro obiettivo è mettere in relazione arte, natura, cibo, biodiversità, attraverso il coinvolgimento di artisti che hanno una predisposizione per queste tematiche, come appunto lo Studio Orta, il quale ha dato vita a 70x7 The Meal, performance collettiva che consiste nell’organizzazione di cene in cui si riuniscono persone di diversa provenienza, geografica e sociale, stimolando un dialogo su argomenti che vanno dalle questioni locali, legate al territorio in cui ci si trova, fino a temi di portata globale.

Nel corso della performance si scelgono degli speaker che rilanciano le loro esperienze legate ai temi trattati, con riflessioni che diventano ulteriore argomento per i commensali. Inoltre, per ognuna di queste cene viene realizzata una tovaglia e dei piatti serigrafati, personalizzati in base al territorio (nel nostro caso specifico, il Parco del Pollino), che sono autentiche opere d’arte e diventano la testimonianza più tangibile dell’evento. Questa performance, da noi fortemente voluta e realizzata nel 2019, in co-produzione con la Fondazione Matera Basilicata 2019 nell’anno di Matera Capitale Europea della Cultura, all’interno del nostro spazio museale, è stata allestita in tanti luoghi del mondo, arrivando a includere anche 3.000 persone: nel nostro caso, ne ha coinvolte 100 e abbiamo lavorato in particolare sulla biodiversità del Pollino, facendo un’accurata ricerca su piantee prodotti tipici del territorio.

Coinvolgendo anche i produttori…

Il cibo è l’elemento principale di questa performance: è attorno ad esso che si costruisce un momento di scambio, di apertura, di condivisione. Coinvolgere i produttori è fondamentale perché sono loro che, operando all’interno del territorio, preservano le sue tipicità e l’alta qualità dei prodotti: parliamo di latte e formaggi, di ortaggi e antiche piante da frutto. Abbiamo voluto mettere in evidenza sulle tavole non solo il cibo che si può degustare, ma anche chi c’è dietro, creando un’occasione di scambio e confronto per mettere in luce aree considerate come marginali e concentrarci su quei temi a noi cari, che ogni giorno cerchiamo di portare avanti. L’opera d’arte non consiste solo nell’installazione in sé, quello è il momento finale: tutto parte dalla conoscenza del territorio e l’arte apre nuove strade per il racconto di prodotti e persone.

Foto di Luca Centola

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