notizie

Il sughero portoghese, un patrimonio di biodiversità

NaturaSi-Il-sughero-portoghese,-un-patrimonio-di-biodiversita

La scelta dei materiali tra i presupposti per un’edilizia sostenibile. Ne abbiamo parlato con Andrea Dell’Orto, esperto in materia, che ci ha introdotto nell’affascinante mondo del sughero portoghese.

Uno stile di vita più sostenibile parte dalle nostre case e quando parliamo di edilizia sostenibile questo non è un modo di dire. Anche l’abitare, infatti, è un ambito in cui possiamo fare la differenza, diminuendo le emissioni e la dispersione di calore, ma anche scegliendo materiali naturali che riducano il nostro impatto ambientale. Non solo legno: un’altra opportunità ci arriva dal sughero portoghese, un materiale versatile, dalla storia suggestiva. Ce lo racconta Andrea Dell’Orto, consulente in materia di edilizia sostenibile, che si occupa anche di divulgazione sul tema.

Come mai proprio il sughero portoghese?

Nel campo degli isolanti per l’edilizia, il Portogallo è un punto di riferimento per la produzione di pannelli di sughero ICB (Insulation Cork Board), detto anche “sughero espanso” o “tostato”, sia in termini di quantità prodotta, che di qualità e di livelli di sostenibilità e salubrità, con prodotti certificati per la bioedilizia. Il sughero ICB ha la caratteristica di essere prodotto senza aggiunta di collanti, con un processo termico di espansione che ha migliorato le prestazioni della materia prima vergine, ampliandone le possibilità di utilizzo, mantenendolo sicuro per l’uomo e l’ambiente. Inoltre, racconta la storia di un territorio, perché in campagna la vita sembra essersi fermata e la decortica, ovvero la procedura per togliere la corteccia, viene effettuata ancora a mano durante l’e-state – tra metà giugno e metà agosto – senza danneggiare la pianta. A causa del caldo, infatti, in questo periodo la quercia tende a trattenere la parte più liquida, creando già di per sé una separazione tra la corteccia e il fusto da cui, inciso con delle accette affilate, si estraggono con facilità pezzi interi di corteccia.

Come si ricava il sughero?

Nasce dalla corteccia della quercia da sughero, pianta che cresce spontanea quasi esclusivamente sulle coste del bacino del Mediterraneo, in particolare in Portogallo e nei paesi del Nord Africa (Algeria, Tunisia, Marocco). La pianta viene decorticata, per la prima volta, dopo 25 anni: in Portogallo si dice “se hai a cuore tuo nipote, pianta oggi una pianta da sughero!”. Dopodiché, la decortica viene effettuata ogni 9 anni sulla stessa pianta, ma per il prodotto che dà maggiore redditività, ovvero  il tappo da vino, bisogna aspettare 43 anni. In Portogallo, però, hanno capito che, al di là della materia prima più nobile, c’è anche una materia prima secondaria che rende il settore economicamente interessante, addirittura se ne recuperano anche le parti ricavate dalla potatura che viene effettuata ogni anno. Ogni decortica ha quindi una sua destinazione d’uso e alcuni sottoprodotti vengono utilizzati proprio nell’edilizia.

Come si usa il sughero nella bioedilizia?

Si ricavano tre prodotti diversi. I pannelli isolanti in sughero espanso, che possono essere utilizzati facciavista oppure per i classici cappotti: il sughero, messo in un autoclave con vapore ad alta temperatura, si espande, cambia colore e diventa scuro, ma soprattutto libera

la suberina, una resina naturalmente contenuta nella corteccia che fa da collante, senza rendere necessario l’utilizzo di altre colle. L’altro prodotto che si ottiene è costituito dai pavimenti tecnici multistrato, a cui viene applicata una impiallacciatura di rivestimento ottenuta dalla sfogliatura della corteccia grezza. Il terzo prodotto  è rappresentato dai tappetini fonoassorbenti: si fanno dei rotoli di sughero super compresso e si mettono  sotto i pavimenti, per attutire rumore e calpestio.

Potremmo definire il sughero un materiale sostenibile a 360 gradi?

Quando si parla di sostenibilità si tende a parlare soprat-tutto di quella ambientale, ma dovremmo parlare anche di sostenibilità sociale ed economica. Dal punto di vista dell’impatto ambientale, è un materiale naturale vegetale e le piante crescono per sottrazione di CO2 dall’ambiente: la quercia, per accrescere la sua corteccia, traduce la CO2 in ossigeno e intanto cresce attraverso la fotosintesi.  Ma parliamo anche di un’intera filiera, fondata sul  rispetto della pianta e di una cultura del sughero: esisto-no editti del Re del Portogallo risalenti al Quattrocento che tutelano le piantagioni di sughero, molto prima che ci fossero le certificazioni FSC. Infine, rappresenta anche un patrimonio di biodiversità, perché le sugherete ospi-tano tante specie animali che diversamente sarebbero  in via d’estinzione.

Come mai il sughero “piace” alla bioedilizia?

Sicuramente per il suo valore ambientale nel trattenere CO2. In secondo luogo, perché non ha limiti di durata nel tempo: ci sono casi di isolamenti di edifici ancora esistenti, risalenti ai primi anni del Novecento. Inoltre è un materiale altamente resiliente: anche quando viene compresso ritorna naturalmente alla sua condizione iniziale. Parlando della sua capacità isolante, materiali leggeri di origine chimica, come il polistirolo, non isolano dal caldo ma solo dal freddo, mentre il sughero, per le sue caratteristiche di densità e di calore specifico, riesce a isolare anche dall’ondata di calore: già nella sua struttura molecolare, nasce come materiale isolante, composto da tante cellule che contengono aria. L’aria, quando è chiusa e ferma, è un ottimo isolante: durante il processo di espansione, che dà origine ai pannelli isolanti ICB (rispondenti alla norma EN 13170), la cellula si gonfia, quindi diventa ancora più isolante. L’uomo è riuscito a migliorarne la prestazione, senza danneggiarlo e senza dover aggiungere nulla, anzi sfruttandone una naturale caratteristica scoperta per caso quando, dopo un incendio, venne trovato un unico blocco di sughero dove prima c’era del sughero granulato. Da ciò si comprese che, a una data temperatura, si verifica il rilascio di questa resina che fa da colla.

Oltre al sughero, quali sono i materiali  utilizzati nell’edilizia sostenibile?

Quando si parla di edilizia sostenibile si pensa automaticamente al legno, sostenibile, riutilizzabile, e utilizzabile come materiale strutturale al posto di acciaio e cemento armato. Anche la calce, è un materiale tipico della bioedilizia, già noto ai romani, per le sue caratteristiche di sottrarre CO2 all'aria e di agire da volano igrometrico in casa. Essendo igroscopica, la calce si carica di umidità quando l’aria ne è pregna e la rilascia quando l’aria è più secca, un po' come l’argilla. Poi, possiamo citare la canapa – pianta a crescita veloce che riesce a fare anche due/tre tagli a stagione, utile come isolante e impiegato in intonaci e pitture interne – ma anche le pitture naturali, che sostituiscono i conservanti con oli naturali o con emulsionanti come gli oli d’arancia: c’è tutto un mondo.

Quali consigli ti sentiresti di dare a chi sogna una casa davvero sostenibile?

Sicuramente, scegliere un tecnico competente con una cultura in materia di sostenibilità legata alle tecniche e all’utilizzo di materiali meno impattanti. Poi, documentarsi adeguatamente, perché buona parte del cambia-mento parte dal committente che – pur non essendo un tecnico – ha la possibilità di informarsi anche grazie a internet e alle community di settore. Infine, imparare a leggere le caratteristiche dei materiali e le etichette: non basta dire che un materiale è naturale perché sia sostenibile o salubre. Anche per i materiali edili ci vuole sempre una certificazione, proprio come avviene nell’alimentazione.

Nelle foto: Casa Quattro, a Magnago (MI), realizzata con una struttura a telaio in legno e paglia e isolata esternamente con sughero a vista (Progetto: Studio LCA – Varese).

Scopri di più