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Inquinamento indoor: lo smog nascosto in casa

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Forse ci pensiamo di rado, ma anche l’aria che respiriamo nelle nostre case - e in generale negli ambienti indoor - non è poi così pulita... Armando Gariboldi ci spiega come prendercene cura e migliorare la qualità degli ambienti. Quando è stata l’ultima volta che avete respirato a pieni polmoni, sentendo l’aria fresca e profumata scendere dentro di voi dalla bocca e dal naso e procurarvi quella piacevole sensazione di freschezza ed energia? Oggi, se ci fate caso, la maggioranza dei nostri respiri sono in realtà delle mezze inspirazioni, quasi trattenute e solo ogni tanto respiriamo più a fondo, magari a causa di uno dei tanti sospiri che più o meno inconsciamente emettiamo durante la giornata.  O magari a seguito di uno sbadiglio o di uno starnuto, meravigliosi meccanismi biologici attraverso i quali il nostro corpo ci ricorda la sua “fame” d’aria. 

Già, ma quale aria?

Quella esterna delle città o di vaste zone di campagna attorno ad esse, come detto, non invoglia molto a metterci a fare respiri profondi, mentre anche quella all’interno di case, negozi e uffici in alcuni casi non è certo meglio.  Anzi, numerose ed eterogenee ricerche (ISS 2014), hanno evidenziato come la qualità dell’aria interna sia spesso anche peggiore di quella esterna attorno allo stesso edificio e contribuisca a quell’insieme di elementi di insalubrità indoor legati anche ai materiali usati per la costruzione stessa della casa, alla sua posizione, alla cattiva gestione ecc., che nell’insieme vengono definiti come “sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome), in grado di incidere con vari sintomi e a vari livelli (es. malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, asma, allergie e malesseri anche psichici, ecc.) sulla salute, sul benessere e sulla produttività delle persone. In particolare, mentre all’esterno, anche solo per un colpo di vento o per il modo in cui ci spostiamo, siamo esposti ad un impatto non omogeneo all’inquinamento, in casa non possiamo sfuggirgli, ce lo “beviamo” tutto e spesso per lunghe ore (pensiamo ai momenti di sonno in camera da letto). 

Cosa fare dunque? 

Cosa fare per affrontare in modo intelligente e consapevole questo problema, magari frequentando edifici che non abbiamo costruito noi secondo gli standard ideali? Innanzitutto, andrebbe monitorato e misurato il livello di inquinamento indoor per capirne la composizione e l’intensità (anche in questo caso le situazioni possono essere diversificate). A tal fine esistono in commercio numerosi apparecchi, anche portatili, che rilevano il particolato in sospensione (polline, polvere, peli di animali, ecc.), i Composti Organici Volatili – COV (che includono numerose sostanze chimiche, come ad esempio la formaldeide, il trichloretilene, il benzene, lo xilene o l’ammoniaca, che possono essere rilasciate da vernici, plastiche ed elementi di arredo ma anche dal fumo), la temperatura e l’umidità. Ce n’è di tutti i tipi e per tutte le tasche; è solo importante che i sensori utilizzati possano rilevare le particelle più fini, i famosi PM 2,5. Una volta fotografata la situazione possiamo passare al contrattacco, ipotizzando varie soluzioni sia a livello di buone pratiche sia inserendo attrezzature ed elementi di arredo che possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria interna. Può sembrare una banalità, ma imparare a cambiare l’aria in modo corretto è la prima regola. Innanzitutto, non serve spalancare le finestre per un’ora: bastano 5-10 minuti, nel momento migliore della giornata. Ovvero al mattino (meglio se presto) e/o dopo un acquazzone, che ha “lavato” l’aria. Se avete un impianto di aria condiziona controllate regolarmente i filtri e cambiateli come da programma di manutenzione.

Lavate gli interni usando pochi detersivi e solventi e sempre privilegiando prodotti naturali; meglio il vapore. Questi permettono, tra l’altro, di pulire bene anche divani, moquette, tappeti ed altre superfici di tessuto, che spesso sono habitat di acari, batteri ed altri micro-organismi. Il controllo delle sorgenti che emanano onde elettromagnetiche è un altro fattore strategico. Spegnere il Wi-Fi di casa almeno la notte, non dormire con il cellulare accesso sul comodino e/o schermare con appositi tessuti o con apparecchi che bloccano i CEM esterni sono alcune soluzioni che contribuiscono a mitigare il sempre più invasivo elettrosmog. E poi create il più possibile isole verdi utilizzando le numerose specie vegetali in grado di svolgere delle vere e proprie funzioni di depuratori naturali, tra l’altro molto economici e decorativi. Chi è più tecnologico e ha qualche soldino in più da spendere può optare anche per i numerosi sistemi di depurazione e sanificazione interna dell’aria, basati sull’impiego di filtri a carbone attivo, ionizzatori, raggi UV, generatori di ozono, filtri fotocatalitici e purificatori a plasma freddo. Questi ultimi due sistemi sono i più efficaci, sebbene in genere anche i più costosi. Infine, in questi tempi di Coronavirus si sta diffondendo anche l’impiego di apposite tecnologie sterilizzanti, come certe lampade che emanano raggi UVC. L’effetto germicida di questi raggi permette una disinfezione quasi ai massimi livelli poiché danneggia l’apparato riproduttivo dei batteri portatori di virus e ne impedisce la diffusione. Si tratta in realtà di apparecchi i cui scopi originari sono diversi da quelli di un controllo complessivo della qualità degli ambienti indoor di cui abbiamo parlato sopra ed il cui utilizzo va comunque impiegato con intelligenza ed equilibrio. Non dimentichiamo infatti che, in ultima analisi, la qualità di un ambiente interno dipende anche molto dall’armonia degli esseri (umani, ma anche animali e piante) che in esso ci vivono.

Le piante antinquinamento che ci aiutano in casa

È ormai ampiamente dimostrato (vari studi, tra cui quello famoso della NASA del 1989 denominato “NASA Clean Air Study”) che le piante in interno, ed in particolare le specie che di seguito vi presentiamo, migliorano il clima degli ambienti indoor, purificando l’aria e apportando benessere fisico, animico e spirituale agli esseri umani (ed animali) che ci vivono.

Le piante da noi consigliate producono quotidianamente effetti ambientali benefici quali:

  • Regolazione naturale dell’umidità di un ambiente

  • Filtraggio di polvere e sostanze nocive

  • Depurazione dell’aria e produzione di ossigeno

  • Calo dei disturbi (mal di testa, gola secca, occhi irritati)

  • Mitigazione dei campi elettromagnetici

  • Diminuzione dello stress e conseguente miglior rendimento sul posto di lavoro

Le piante, in prevalenza sempreverdi, si possono collocare singolarmente o raggrupparle in vere e proprie isole verdi; delle bellissime pareti verdi inoltre (esistono sistemi in idroponica a bassa manutenzione) non solo svolgeranno le loro utili funzioni, ma renderanno più belle e gradevoli i nostri ambienti. Sempre dal sopracitato studio della NASA apprendiamo l’importanza di avere almeno una pianta (di dimensioni medie, non un piccolo vaso) ogni 100 mq. di ambienti chiusi. Dunque le essenze migliori da tenere in casa o in ufficio sono le seguenti:

  • Palma da datteri nana

  • Felce di Boston

  • Nephrolepis obliterata

  • Falangio

  • Aglaonema

  • Palma di bambù

  • Fico beniamino

  • Potos

  • Anthurium andraeanum

  • Liriope

  • Rhapis excelsa

  • Gerbera jamesonii

  • Tronchetto della felicità

  • Edera comune

  • Sansevieria trifasciata

  • Dracena marginata

  • Spatafillo

  • Chrysanthemum morifolium

Tra l’altro in molti negozi NaturaSì vengono già proposti i vasetti di PianTina®, ovvero esemplari di Dracena compacta allevati con sistema idroponico la cui naturale azione filtrante nei confronti di composti chimici dispersi nell’aria, ma anche contro i campi elettromagnetici, è potenziata tramite il trattamento con granuli di argilla espansa impregnati con uno specifico prodotto omeopatico.