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La vera mobilità sostenibile

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Gli incentivi del Ministero dell’Ambiente per l’acquisto di biciclette sono stati “bruciati” in poche ore, mentre in giro si vedono sempre di più auto ibride e bici con la pedalata assistita. A Milano, Roma e nelle grandi città migliaia di monopattini elettrici sfrecciano ovunque, sottolineando la volontà degli italiani, soprattutto i più giovani, di avvalersi di una nuova mobilità sostenibile.

Auto elettriche e micromobilità: è questo il futuro?

Sicuramente l’aumento di piste ciclabili può favorire gli eco-spostamenti urbani e periurbani, con benefici effetti sul nostro portafoglio e sulla qualità dell’aria, oltre che regolare e responsabilizzare un settore che sta conoscendo una certa confusione. Ad esempio da giugno a settembre 2020, solo a Milano, sono state 353 le multe e 153 gli incidenti, alcuni gravi, per l’uso troppo disinvolto di monopattini elettrici. Un veicolo in rapidissima diffusione soprattutto nelle grandi città, dove, oltre ai mezzi privati, vi sono quelli affittati dalle compagnie di Car Sharing. Sempre a Milano solo la flotta dei vari Helbiz, Bit, Bird, Lime, ecc. supera ormai i 6.000 mezzi! L’auto elettrica ed ibrida, proposta da quasi tutte le principali case automobilistiche è il mezzo su cui farsi poche illusioni, almeno a breve e medio termine: se anche improvvisamente, da oggi, si vendessero solo auto elettriche, occorrerebbero circa 27 anni per sostituire tutto il parco auto circolante del nostro Paese (44 milioni di auto). E non abbiamo più tutto questo tempo! E allora cosa fare per contenere l’inquinamento da traffico e le emissioni di CO2 senza rinunciare alla comodità di spostamenti capillari, sicuri e veloci?

Non esiste un’unica soluzione, né tantomeno rapida

Si tratta di attuare un insieme di azioni finalizzate soprattutto a far spostare le persone (e le merci) piuttosto che i mezzi. Ovvero serve un cambio di paradigma, una nuova visione di mobilità per le persone. In tal senso l’incremento dello smart-working per molti lavoratori è sicuramente da prevedere e mantenere nel tempo, pensando anche a momenti di incontro tra colleghi per salvaguardare un sano equilibrio dal punto di vista della socialità. Quindi va invertito l’ordine delle priorità, secondo la nota “piramide inversa della mobilità”: bisognerà privilegiare, soprattutto in città, gli spostamenti a piedi e in bicicletta, poi quelli con il trasporto pubblico (favorendo la rotaia e i filobus), poi la mobilità condivisa e infine la mobilità privata a motore. Per quest’ultima poi vanno ripensati gli spazi (aree di sosta e parcheggi), ma in ogni caso andrà inevitabilmente ridotto il parco circolante (possibilmente attraverso incentivi), soprattutto in un Paese come il nostro che vede il più alto tasso di motorizzazione d’Europa (62 auto ogni 100 abitanti, compresi lattanti ed ultraottantenni). 

A proposito di velocità

Senza arrivare a fare l’elogio della lentezza come il professor Maffei, ci piace ricordare non solo che i nostri frenetici spostamenti si traducono spesso nel recuperare solo manciate di minuti, ma anche che l’essere umano non è fatto per la velocità. Avete mai pensato come mai, quando fate un viaggio in aereo o magari anche in treno sulle tratte ad alta velocità, arrivate a destinazione stanchi, pur essendo stati seduti tutto il tempo? È il vostro corpo vitale, il famoso corpo eterico, come lo chiama Rudolf Steiner (lo scienziato e filosofo fondatore dell’antroposofia e dell’agricoltura biodinamica), che in un certo senso si è sfilacciato, è “rimasto indietro” e si ricongiungerà pienamente al suo corpo fisico solo dopo un certo tempo. Insomma, quando è possibile, prendiamocela un po’ più comoda, ricordando che sempre lo Steiner raccomandava, per star bene, di non superare mai la velocità massima consentita per il corpo umano, ovvero “quella di un cavallo lanciato al galoppo”.

di Armando Gariboldi, naturalista e agrotecnico.

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