Notizie

Alberi e campi bio per ridurre il gas serra

NaturaSi-Soil&more

Le aziende che fanno parte dell’ecosistema di NaturaSì al lavoro per assorbire la CO2

Piantare mille miliardi di alberi non sarà sufficiente per fronteggiare la crisi climatica: nei prossimi anni occorrerà anche ristabilire la salute dei suoli. Lo dice la FAO affermando che “un suolo sano immagazzina più carbonio di quello stoccato nell'atmosfera e nella vegetazione assieme”. Attualmente, come afferma l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), il settore agricolo, invece di assorbire carbonio, è responsabile del 10% di emissioni di gas serra in Europa. Ma sottolinea anche come l’agricoltura biologica vada in direzione contraria: “le pratiche di agricoltura biologica” aggiunge infatti “generano un alto livello di sostanza organica nel suolo e questo facilita le capacità di conservazione dell’acqua e accresce la resilienza contro siccità e alluvioni”. 

Le aziende agricole del nostro ecosistema 

All’interno delle 300 aziende agricole che fanno parte dell’ecosistema di NaturaSì, del resto, l’obiettivo è già oggi quello di accrescere la quantità di sostanza organica presente nei suoi, favorendo così l’accumulo di humus e la capacità di assorbimento dei gas serra. Dal censimento annuale effettuato tra i produttori agricoltori fornitori di NaturaSì emerge che due aziende su tre adottano pratiche - quali l’uso di compost, sovesci plurispecie, compostaggio superficiale, inerbimenti, pacciamatura verde - specificamente volte ad aumentare la capacità di assorbimento del carbonio nel suolo. “Gli agricoltori che scelgono questa strada lo fanno per salvaguardare la qualità del prodotto ma anche per ‘pesare’ meno sul Pianeta, anzi per contribuire a quello che dovrebbe essere lo sforzo comune maggiore delle nostre società: mettere in atto pratiche che non solo evitino la formazione di gas serra ma anche aumentino la capacità di assorbirli. È il caso della conservazione delle foreste e della messa a dimora di nuovi alberi nelle aziende agricole, ma anche, e forse soprattutto, dell’aumento di capacità di assorbimento di carbonio nei suoli agricoli e non.”

Il caso della San Michele 

A proposito dell’assorbimento di carbonio, l’agricoltura biologica stocca in media nei suoi suoli tra il 2 e il 3% di sostanza organica composta anche di carbonio, con punte di eccezionale valore nella capacità di assorbimento agricolo dei gas serra. Lo attesta uno studio condotto nel 2020 da NaturaSì assieme a Soil and More, organizzazione tedesca da anni impegnata nella determinazione degli impatti dell’agricoltura su ambiente e salute, su alcune aziende che fanno parte dell’ecosistema. Tra queste, la Società Agricola Biodinamica San Michele di Cortellazzo (Venezia) all’interno della quale si è calcolato che la quantità di carbonio contenuta in un ettaro di terreno è aumentata mediamente di 2,2 tonnellate in un solo anno, dal 2019 al 2020, e che la CO2 sottratta dall’atmosfera e incorporata nel suolo supera complessivamente le 8 tonnellate l’anno per ognuno degli ettari coltivati. “Un risultato eccezionale”. “Ma si tratta di un indicatore di quello che si potrebbe fare, in termini di contrasto alla crisi climatica, convertendo le pratiche agricole basate sull’agricoltura di tipo industriale e sulla chimica di sintesi, verso un’agricoltura maggiormente rispettosa dell’ambiente e delle persone”. 

*I dati citati in questo articolo sono stati estratti dai rapporti “State of knowledge of Soil biodiversity”, FAO 2020; “Climate Change Adaptation in the agricolture sector in Europe”; EEA 2019.

Scopri di più