Sentirsi in salute non è solo una questione di condizione fisica, ma anche di benessere e prontezza mentale. L’OMS definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità”. Tuttavia, poiché nessuno può affermare di vivere ogni singolo giorno in un pieno stato di integrità fisica e mentale, tutte le persone sarebbero malate secondo questa definizione. Inoltre, non viene presa in considerazione la resilienza delle persone, la forza e la capacità di far fronte a una malattia o di far fronte a situazioni limitanti. In questo contesto, la dottoressa olandese Machteld Huber ha sviluppato il suo concetto di “salute positiva” (www.iph.nl). Tiene conto del fatto che non sei né sano né malato, ma che puoi convivere con ciò che, in certe situazioni della vita, può ostacolarti. Modellare attivamente il proprio benessere rafforza l’iniziativa e l’autoefficacia. Ciò promuove l’accettazione di una malattia e il processo di guarigione. Non rimani dipendente dalla medicina o da un consulente, ma sei tu a progettare la tua stessa vita.
Concentrarsi sul proprio potenziale e sul positivo è di grande importanza anche per l’alimentazione. Si parla spesso di “nutrizione malsana” – troppa, troppo grassa, troppo salata, troppo dolce – e delle malattie che ne derivano: questo ci dà l’impressione di sbagliare tutto. Molte persone lasciano che le loro abitudini alimentari siano fortemente influenzate da programmi dietetici, app caloriche o media e perdono sempre più il senso di sé, dei propri bisogni e della propria sensazione di fame e sazietà: è più probabile che si segua l’autorità piuttosto che fidarsi di sé e rafforzare il proprio giudizio.
La nutrizione positiva è un nuovo approccio che permette alle persone di modellare attivamente le proprie abitudini alimentari, di diventare esperti della propria nutrizione personale, tenendo conto delle esigenze individuali e delle condizioni di vita. Esperienze positive – come piacere e benessere quando si cucina e si mangia – vengono messe in primo piano. La cucina è vissuta come un divertente processo di creatività e autoefficacia e il cibo viene lavorato con rispetto. Il focus non è più su ciò che è “malsano” nell’alimentazione, ma su ciò che rafforza il benessere e le esperienze sensoriali. Con questo atteggiamento, un approccio salutogenetico entra a far parte della nostra alimentazione quotidiana.
La percezione delle proprie sensazioni e segnali corporei è il prerequisito fondamentale per una forma di alimentazione autodeterminata e il modo in cui relazionarsi con se stessi può essere imparato. Mangiare con consapevolezza, in modo intuitivo, può aiutare. Suggerimenti pratici e facili da imparare per questo si trovano nel libro “Cibo vitale. Nutrire l’uomo per rigenerare la terra”.