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Una comunità del cibo

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Garantirsi il cibo per il futuro riconoscendone il valore e sostenendo il lavoro degli agricoltori: è questo, per NaturaSì, il significato di sovranità alimentare.

Garantire un cibo di qualità, frutto di una sana produzione agricola il più possibile indipendente dagli apporti esterni, fondata sul rispetto dell’ambiente, sul supporto ai produttori, sulla valorizzazione delle specificità locali e della biodiversità, sulla cura della fertilità del suolo: è questo il significato che NaturaSì attribuisce al concetto di “sovranità alimentare”. Lo spiega bene il presidente, Fabio Brescacin, più volte intervenuto su un tema centrale per l’agricoltura del futuro, spiegando che “Si tratta di dare il giusto valore al cibo e al lavoro degli agricoltori”, partendo da una necessaria presa di consapevolezza che, aggiunge Brescacin, la pressione al ribasso sui prezzi agricoli degli ultimi decenni ha creato un preoccupante abbandono delle terre coltivate, mettendo in questo modo a repentaglio la sovranità alimentare della popolazione e rendendo gli agricoltori sempre più poveri, impossibilitati a investire nel futuro e nelle giovani generazioni”. Negli ultimi decenni, infatti, i prezzi dei prodotti agricoli – sempre più bassi – hanno spinto sempre più persone ad allontanarsi dal mondo agricolo, abbandonando le campagne, con conseguenze negative sia nella gestione del territorio che nella perdita di biodiversità. I dati in materia parlano chiaro: in Italia le terre coltivate sono passate da una superficie di 16 milioni di ettari a 12 milioni di ettari in pochi decenni ( al netto di quelle destinate a vino che non è propriamente considerabile un alimento ), insufficienti per l’approvvigionamento dell’intero Paese. Dando per scontato che bastasse entrare in un supermercato per avere accesso al cibo, non ci si è curati abbastanza del sistema agricolo, non si è affrontato con la coscienza necessaria il problema del cibo.

A proposito di sovranità alimentare

“Valorizzare il cibo vero, in particolare quello essenziale per la nostra alimentazione - come cereali, ortaggi, frutta - è una strada obbligata, non solo per garantire la sopravvivenza degli agricoltori, ma anche per assicurare cibo sano e sufficiente per la comunità”, spiega ancora Brescacin. “In questo senso, la necessaria sovranità alimentare non può che passare da una sana e fraterna collaborazione tra tutti gli operatori della comunità del cibo: agricoltori, trasformatori, grossisti, negozianti e soprattutto consumatori coscienti e responsabili”. Il cibo ci riguarda tutti: infatti, è sempre il prodotto di una comunità e la responsabilità del cibo non è solo di chi lo produce, ma anche di chi lo commercializza e di chi lo consuma. Tutti noi facciamo parte di un unico insieme, di una stessa comunità del cibo: ecco perché le nostre scelte sono importanti. Progetti come il prestito obbligazionario, l’acquisto di prodotti biologici e biodinamici riconoscendo un giusto prezzo permettono di sostenere gli agricoltori che li producono, sono contributi che tutti noi possiamo dare per sostenere un’agricoltura “in grado di produrre cibo sufficiente per l’umanità e di curare e rigenerare la Terra”.